Torna alla home
 Progetto Culturale - Punto di vista - La politica risponda al Paese 

n° 65-2 ottobre 2012

 

La politica risponda al Paese

Salvatore Mazza 

Per capire la questione

«Preoccupati» per «la situazione di crisi del Paese». E, per questo, «vicini, nel senso dell’attenzione», a «qualsiasi situazione» sia in grado di favorire «un adeguato e sollecito superamento». Il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, monsignor Mariano Crociata, nel presentare ieri mattina le conclusioni dell’ultima riunione del Consiglio episcopale permanente, è tornato a ribadire la prospettiva da cui i vescovi italiani guardano al Paese. Lamentando ancora «la distanza tra l’Italia dei "furbi" e quella degli onesti», e rimarcando l’urgenza di «politiche fiscali» che tutelino la famiglia, sui cui ricade «il peso maggiore della crisi», e le riconoscano «per esempio libertà educativa», che comporta «maggior sostegno alla scuola, compresa quella paritaria».
Nella conferenza conclusiva, il segretario della Cei non ha mancato di rispondere alle diverse domande sull’attualità. A cominciare dalla situazione politica, rispetto alla quale ha sottolineato, circa l’ipotesi di un Monti-bis, come «non ci occupiamo di fare nomi», osservando tuttavia che in un momento eccezionale come questo, è evidente che sia richiesta una coesione accresciuta tra le forze che hanno a cuore il bene e il futuro del Paese». Per Crociata, infatti, «proprio in momenti come questo, si vede la capacità o meno di superare i particolarismi e perseguire il bene generale della nazione». In questo senso, ha poi rilevato, l’appello al rinnovamento dei partiti del cardinale presidente Angelo Bagnasco è stato un passaggio «chiaro», in quanto «interpreta un sentire e un’attenzione diffusi».
Anche nel dibattito, ha quindi aggiunto Crociata, «non si è fatto in alcun modo riferimento a forme o esperienze specifiche, né ci sarebbe ragione di farlo in quanto la questione riguarda non uno o tanti, ma tutti». Ciò di cui c’è bisogno è «una rifondazione dei partiti, che chiede alla politica tutta intera di diventare capace di rispondere alle attese del Paese, non più con uomini preda di interessi di parte, ma interessati al bene generale del Paese, e disponibili a rafforzare quelle forze di coesione che permettono, con la partecipazione da parte di tutti, di superare la crisi e far crescere il Paese». E non c’è dubbio, ha poi specificato, che oggi ci sia «una difficoltà generalizzata nel formare alla politica», perché «il tessuto sociale, in generale, oltre che quello politico, è un tessuto che conosce zone critiche, di abbassamento grave del tenore etico». E se è difficile «andare controcorrente», l’impegno della Chiesa è di fare «fino in fondo» la propria parte attraverso un percorso di «rilancio» delle scuole di formazione alla politica, con la loro tradizione «almeno ventennale».
Quanto alle recenti polemiche nate dalle dichiarazioni del ministro Francesco Profumo sulla questione dell’insegnamento della religione nelle scuole pubbliche, Crociata ha puntualizzato come questo «non è una forma di indottrinamento cattolico, ma un mezzo culturale, scolastico, pienamente inserito all’interno delle finalità della scuola, per insegnare e imparare la storia e la cultura di un Paese». Secondo il presule, «è falso che per convivere bisogna rinunciare alla propria identità», ciò anzi «produce solo conflitti, è un fattore di disgregazione sociale», a patto, ovviamente, che «l’identità non sia imposta, ma storicamente e culturalmente data e verificata, a partire dalla storia e dalla cultura di un Paese». E dunque «imparare la cultura italiana con il cattolicesimo, che la definisce strutturalmente, è un servizio, un aiuto nel rispetto delle identità altrui». «Non è un caso – ha osservato l’arcivescovo – che non sono pochi gli immigrati di altre culture o etnie che scelgono di avvalersi dell’Irc», anche perché «senza l’umanesimo cristiano non interpretiamo né la storia, né la cultura, né l’attualità del Paese».
Salvatore Mazza

Per Approfondire

Il fatto

guarda il video
Tags