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 Progetto Culturale - Punto di vista - Non rassegnarsi allo spread sociale 

n° 77- 8 gennaio 2013


Non rassegnarsi allo spread sociale
 

Francesco Bonini 

Per capire la questione

È, come sempre, un bilancio in chiaroscuro, quello che il Papa traccia al Corpo diplomatico, ricordando le sfide e i problemi delle relazioni internazionali all’inizio del nuovo anno. Ma è sempre un messaggio fiducioso, come a proposito di quello che resta uno dei nodi cruciali del sistema degli equilibri mondiali: “Gerusalemme, diventa ciò che il Tuo nome significa! Città della pace e non della divisione; profezia del Regno di Dio e non messaggio d’instabilità e di contrapposizione!”. Gerusalemme simboleggia qui tutti i problemi dell’area medio-orientale, ma anche dell’Africa, che Benedetto XVI passa puntualmente in rassegna: “In un mondo dai confini sempre più aperti, costruire la pace mediante il dialogo non è una scelta, ma una necessità”. Nello stesso tempo - il riferimento è al Nordafrica e alle tendenze islamizzanti, ma vale a tutto campo - “è prioritaria la collaborazione di tutte le componenti della società e a ciascuna deve essere garantita piena cittadinanza, la libertà di professare pubblicamente la propria religione e la possibilità di contribuire al bene comune”. La libertà religiosa - lo ribadisce costantemente il Papa - è la base delle libertà e dunque della pace.
Realistica nell’analisi infatti e misurata nelle iniziative, oltre che riservata (non c’è nessun accenno all’Estremo Oriente nel discorso pontificio), la diplomazia del Papa guarda però sempre avanti, e sempre all’essenziale. Così a proposito del circuito necessario tra “la verità, la giustizia e la pace”, che insieme si tengono, perché “la pace non sorge da un mero sforzo umano, bensì partecipa dell’amore stesso di Dio”. In questo senso la rinnovata, precisa e circostanziata condanna del fondamentalismo, come “falsificazione della religione stessa”, si accompagna alla precisa rivendicazione della libertà religiosa, perché “è proprio l’oblio di Dio, e non la sua glorificazione, a generare la violenza”.
Sia quella virulenta ed esplicita contro i cristiani, ricordata con parole esplicite e dolenti, che le violenze civili, che le più sottili violenze ideologiche. Infatti, “soprattutto nell’Occidente, vi sono numerosi equivoci sul significato dei diritti umani e dei doveri ad essi correlati. Per essere autentica, la difesa dei diritti deve, al contrario, considerare l’uomo nella sua integralità personale e comunitaria”. Ecco le parole a difesa della vita, le parole ferme sull’aborto e l’eutanasia, l’appello all’impegno per l’educazione, a tutti i livelli, per la qualità personale, per cui “è urgente formare i leaders, che, in futuro, guideranno le istituzioni pubbliche nazionali ed internazionali”.
Spiccano così anche le parole sulla giustizia sociale: “Se preoccupa l’indice differenziale tra i tassi finanziari, dovrebbero destare sgomento le crescenti differenze fra pochi, sempre più ricchi, e molti, irrimediabilmente più poveri. Si tratta, insomma, di non rassegnarsi allo “spread del benessere sociale”, mentre si combatte quello della finanza”. E anche su questo c’è molto da fare.
 Francesco Bonini

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