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 Progetto Culturale - Punto di vista - Tutto l'uomo ci sta a cuore 

n° 80 - 29 gennaio 2013


Tutto l'uomo ci sta a cuore
 

 

Per capire la questione

Certo la difesa dei diritti ha fatto grandi progressi, e dunque in qualche modo può ritenersi un dato basilare unificante le diverse formazioni e diversi gruppi. Ma come non riconoscere una singolare tendenza arbitrariamente selettiva di quanto viene proposto come irrinunciabile e innegoziabile? Ecco perché la già evocata «questione sociale è diventata radicalmente questione antropologica» (Benedetto XVI, Caritas in veritate, n. 75). Dobbiamo stare attenti che una certa cultura nebulosa non ci annebbi la vista, inducendoci a non riconoscere più, tra i principi che mandano avanti la società, i fondamenti che non sono confessionali, come si insiste a dire, ma semplicemente di ordine razionale. Anzi, è necessario che in un momento elettorale si certifichi dove essi trovano dimora. Si tratta della vita, come ho detto, dal suo concepimento alla morte naturale, dunque la rinuncia all’eutanasia comunque si presenti, la libertà di coscienza e di educazione, la famiglia basata sul vincolo del matrimonio tra l’uomo e la donna, la giustizia uguale per tutti, la pace. Sono le determinazioni storico-pratiche o principi basilari, dunque non negoziabili, per i quali c’è un fondamento, oltre che nella ragione, nella nostra stessa Costituzione, e ai quali tutti gli uomini di buona volontà debbono attenersi. Chiunque si rifà al bene comune immediato non può non considerarli per ciò che sono, ossia valori non derogabili sul piano della civiltà politica, pena un arretramento antropologico e sociale.
Perché la Chiesa insiste tanto? Perché ha a cuore l’uomo! Perché è chiamata a rappresentare «la memoria dell’essere uomini di fronte a una civiltà dell’oblio, che ormai conosce soltanto se stessa e il proprio criterio di misura. […] La Chiesa certamente non ha soluzioni pronte per le singole questioni. Insieme alle altre forze sociali, essa lotterà per le risposte che maggiormente corrispondano alla giusta misura dell’essere umano. Ciò che essa ha individuato come valori fondamentali, costitutivi e non negoziabili dell’esistenza umana, lo deve difendere con la massima chiarezza. Deve fare tutto il possibile per creare una convinzione che poi possa tradursi in azione politica» (Benedetto XVI, Discorso alla Curia Romana, 21 dicembre 2012). Su questi principi i cattolici sanno che non esiste compromesso o mediazione comunque si voglia chiamare, poiché ne va dell’umano nella sua radice. Per questo la Chiesa è “avanguardia”. Si sente ripetere che questi sono valori “divisivi” mentre quelli sociali sarebbero “unitivi”: in realtà, i valori sociali dei quali abbiamo parlato sopra e che la Chiesa conosce e pratica fin dal suo nascere (cfr At 2) stanno in piedi se a monte c’è il rispetto della dignità inviolabile della persona. Fa specie che taluno consideri tali principi come retaggio clericale quando sono le garanzie ultime per gli indifesi e i senza diritto di parola.
Card. Angelo Bagnasco

Per Approfondire

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