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 Progetto Culturale - Punto di vista - Rivoluzionaria riconciliazione 

N. 191 - 30 settembre 2015

Rivoluzionaria riconciliazione

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Per capire la questione     

Sono stati facili profeti quelli che, prima ancora della partenza, avevano presentato il viaggio del Papa a Cuba e negli Stati Uniti, concluso ieri, con l’appellativo di «storico ». Ora che Francesco è tornato a Roma, dopo dieci giorni intensissimi di incontri con i potenti come con gli umili, di discorsi epocali, di gesti semplicemente commoventi e di partecipatissime celebrazioni liturgiche, quell’aggettivo va però compreso ed esplorato nelle dimensioni profonde del suo significato. A partire dalla chiave di lettura che più di ogni altra costituisce il filo unificante di una visita pensata, costruita e realizzata sotto il segno della riconciliazione.
In questo decimo viaggio internazionale, infatti, Francesco ha dimostrato con i fatti in quanti modi si possa declinare quella parola in un mondo «assetato di pace». Ed è tanto più rimarchevole se si considera che il suo itinerario ha avuto come porta d’ingresso quella che per molto tempo è stata nell’immaginario collettivo soprattutto giovanile l’isola della rivoluzione per antonomasia; e come destinazione finale (sempre per restare a quello stesso immaginario) il Paese dell’imperialismo capitalista per definizione. Come dire, il diavolo e l’acqua santa (invertibili, in base ai punti di vista). Quanto di più antitetico si potesse immaginare fino a qualche anno fa. Il Papa latino-americano è riuscito nell’impresa di costruire ponti laddove fino all’altro ieri sussistevano muri di odio e incomunicabilità. Dunque riconciliazione tra gli Stati, i governi e i popoli, in primo luogo. Con la bella notizia – giunta proprio mentre il viaggio era in corso – della pace tra le Farc, formazioni guerrigliere della Colombia, e il governo di Bogotà (anche in questo caso con una cruciale opera di mediazione riconducibile anche al Papa e alla Chiesa nelle sue diverse articolazioni), a rafforzare la sensazione di un operato capace di 'reinventare' la stessa diplomazia, mettendola a servizio dell’incontro tra gli uomini, più che della difesa dei propri interessi. (…) E nel Palazzo di Vetro dell’Onu, ha quindi completato il discorso sottolineando quanto sia necessaria oggi la riconciliazione nella grande famiglia dei popoli della Terra e tra questi e l’ambiente naturale, contro «l’oscurità del disordine causato dalle ambizioni incontrollate e dagli egoismi collettivi».
Infine con i suoi gesti di paterna tenerezza (gli ultimi in ordine di tempo, ma non i meno importanti, l’incontro con i detenuti, il nuovo mea culpa per i preti pedofili e la richiesta all’autista di fermare l’auto per andare ad abbracciare un bimbo disabile, proprio ai piedi dell’aereo che doveva riportarlo a Roma) Francesco – continuando e approfondendo percorsi di dialogo già sperimentati dai suoi predecessori – si è fatto promotore anche di una riconciliazione tra la Chiesa e la società, come attestano le grandi folle che hanno seguito le diverse tappe del viaggio, persino negli Usa, nazione tradizionalmente prudente nell’esternare il proprio gradimento verso i Papi.

Mimmo Muolo
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