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 Progetto Culturale - Punto di vista - Medio Oriente, cristiani necessari 

n° 152 - 23 ottobre 2014

Medio Oriente, cristiani necessari

 

Per capire la questione     

Un «fenomeno di terrorismo di dimensioni prima inimmaginabili». Trapela già da queste parole del Papa tutta la gravità degli avvenimenti che stanno sconvolgendo la Siria e l’Iraq, e che sono «molto preoccupanti». Perciò Francesco ha voluto che se ne parlasse ieri, primo giorno utile dopo la fine del Sinodo straordinario sulla famiglia, in un Concistoro già convocato per discutere di alcune cause di canonizzazione. Presenti 80 cardinali, sei patriarchi delle regioni interessate e i superiori della Segreteria di Stato, con una trentina di interventi in totale.
Prima di tutto – come ha detto Francesco nell’indirizzo di saluto che Avvenire pubblica integralmente, «non possiamo rassegnarci a pensare al Medio Oriente senza i cristiani, che da duemila anni vi confessano il nome di Gesù». Infatti, «un Medio Oriente senza cristiani – hanno sottolineato i partecipanti alla riunione – sarebbe una grave perdita per tutti, poiché essi hanno un ruolo fondamentale nel mantenimento dell’equilibrio della regione e per il grande impegno nel settore dell’educazione». Tuttavia, anche da questo punto di vista la situazione è grave. «L’esodo dei cristiani sembra non fermarsi», ha detto Parolin, aggiungendo che per invertire la tendenza, occorre che i cristiani trovino «condizioni di vita, di sicurezza, di lavoro, e prospettive per il futuro». In particolare, il se- gretario di Stato, i cardinali e i patriarchi hanno chiesto «di proseguire l’invio di aiuti umanitari in Medio Oriente» e di «coltivare le diverse manifestazioni di solidarietà possibili da parte delle Chiese di altri Paesi, anche con viaggi e pellegrinaggi».
Larga parte del Concistoro è stata dedicata all’attacco dell’Is, cioè, come ha fatto notare Parolin, «il cosiddetto Stato Islamico». Il cardinale ha ricordato che «è lecito fermare l’aggressore ingiusto, sempre, però, nel rispetto del diritto internazionale». Ma «non si può affidare la risoluzione del problema alla sola risposta militare. Esso va affrontato più approfonditamente a partire dalle cause che ne sono all’origine e vengono sfruttate dall’ideologia fondamentalista ». Inoltre, ha aggiunto il segretario di Stato (e alla sua voce si sono uniti gli altri partecipanti) «va prestata attenzione anche alle fonti che sorreggono le attività terroristiche » dell’Is, «attraverso un più o meno chiaro appoggio politico, nonché tramite il commercio illegale di petrolio e la fornitura di armi e di tecnologia». «La comunità internazionale non può chiudere gli occhi di fronte a questa questione». Inoltre «una particolare responsabilità ricade sui leader musulmani non soltanto per sconfessarne la pretesa di denominarsi Stato Islamico». Anche perché «uccidere in nome di Dio è un grande sacrilegio». E comunque non si tratta di una guerra tra cristiani e musulmani, ma della palese violazione di diritti umani. E sempre alla comunità internazionale, in particolare alle Nazioni Unite, «è stato richiesto di garantire, ai profughi cristiani, la possibilità di tornare quanto prima nelle loro case, attuando delle 'zone di sicurezza', ad esempio nella piana di Ninive». Il Concistoro ha anche levato un appello «per tutte le persone rapite in Medio Oriente, affinché il mondo non si dimentichi di loro».
Più in generale è stato chiesto di trovare «una soluzione politica giusta e duratura al conflitto israelopalestinese », di coinvolgere l’Iran riguardo alla crisi in Siria e in Iraq e nella stessa lotta contro l’Is, e di garantire l’indipendenza del Libano. In sostanza, ha notato il segretario di Stato, «il primo passo urgente per il bene della popolazione della Siria, dell’Iraq, e di tutto il Medio Oriente è quello di deporre le armi e di dialogare». «La guerra, invece del dialogo e del negoziato, moltiplica la sofferenza di tutta la popolazione mediorientale». In tal senso bisogna imparare dagli «errori del passato ». Sottolineata infine la necessità di garantire la libertà religiosa ai cristiani nei Paesi musulmani, di incrementare il dialogo interreligioso e di intervenire anche a livello educativo, poiché in molti Stati mediorientali i libri di testo presentano le altre religioni in modo non positivo.
Mimmo Muolo

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